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Orientare con LEGO®

Orientare con LEGO®

La mia esperienza come orientatore è maturata, nella maggior parte dei casi, offrendo servizi di orientamento alla carriera, cioè quelle attività volte ad aiutare le persone a definire e realizzare i propri progetti professionali, oppure di orientamento al lavoro per disoccupati, che, come dice il nome stesso, si rivolgono a persone inoccupate per aiutarle nella ricerca del lavoro. In entrambi i casi l’obiettivo è quello di supportare i singoli a scegliere il percorso formativo o professionale più adatto alle loro esigenze, competenze e desideri e ad aiutarli a rimuovere gli ostacoli che incontrano nel definire o raggiungere i propri obiettivi professionali. Persone che si trovano ad affrontare un cambiamento importante nella loro vita con tutto il carico emotivo che questo comporta.

Parlare di sé, delle proprie aspirazioni, limiti, difficoltà ed emozioni, non è cosa che venga facile a tutti. Alcune persone sono poco intuitive, altre hanno una capacità di verbalizzazione limitata, oppure poca fantasia o scarsa capacità di astrazione. Per ovviare a questo spesso si ricorre a tecniche quali far disegnare alla persona, ad esempio, “il modo in cui vede il proprio futuro lavorativo.” Con il rischio di aggiungere ansia da prestazione e peggiorare il sentimento di inadeguatezza in chi pensa di non saper disegnare.

D’altra parte, nessun intervento di orientamento è possibile senza la partecipazione attiva e diretta dell’orientato, in caso contrario si corre il rischio che l’orientatore si sostituisca alla persona nel prendere decisioni relative al suo futuro. Partecipazione e coinvolgimento sono condizioni necessarie all’effettuazione di un efficace orientamento.

Quando ho partecipato ad un seminario introduttivo al metodo LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP) mi si è aperto un mondo: ho compreso che i mattoncini colorati possono essere la chiave per aprire anche le persone più chiuse e sulle difensive.

Mentre il disegno o la scrittura costringono a mettere in campo abilità rispetto alle quali pensiamo di essere inadeguati, i mattoncini LEGO® richiedono solo di essere assemblati, ovvero di svolgere un’attività che non richiede particolari competenze e della quale abbiamo praticamente tutti un ricordo piacevole che rimanda alla dimensione ludica. Dimensione che rasserena e aiuta ad aprirsi e che, come già diceva Il filosofo Immanuel Kant (1724-1804), ha come proprio fine l’autoprocastinarsi, il durare più a lungo possibile nel tempo. I colloqui di orientamento perciò non solo saranno più efficaci ma verranno anche vissuti come più leggeri e piacevoli.

LEGO® SERIOUS PLAY® è un metodo finalizzato a sviluppare il pensiero e la comunicazione in ambito professionale attraverso l'impiego del gioco di costruzioni LEGO® e per questo motivo viene definito ‘gioco serio’. Alla base del metodo LSP vi sono le idee di Seymour Papert, allievo e collega di Jean Piaget, il quale sostiene che l'apprendimento si realizza particolarmente bene quando le persone sono impegnate nella costruzione di un prodotto, qualcosa di esterno a se stessi, come un castello di sabbia, una macchina, un programma per computer. Secondo Papert, la mente ha bisogno di materiali da costruzione appropriati: il prodotto concreto può essere mostrato, discusso, esaminato, sondato e ammirato. In relazione all’importanza della manipolazione già Maria Montessori scriveva ne La scoperta del bambino: “La mano è lo strumento espressivo dell’umana intelligenza: essa è l’organo della mente.” Visione confermata oggi dalle neuroscienze, in particolare dai lavori del dr Steven J. Hughes.

Questi i punti principali dell’uso dei materiali LEGO® negli incontri di orientamento:
1) sono un metodo di facilitazione e non di formazione: il ruolo dell’orientatore è quello di porre domande, non offrire soluzioni. Le soluzioni nascono dalla elaborazione e riflessione fatta dalla persona in orientamento sui modelli tridimensionali da lui costruiti.

2) dà sfogo all’immaginazione. Il termine ‘immaginazione’ ha almeno tre significati: capacità di descrivere qualcosa (ad esempio: come è la situazione attuale), capacità di creare qualcosa (come sarà la situazione che desidero), capacità sfidare qualcosa (quali paure o difficoltà devo superare). Solo dall'interazione tra questi tre tipi di immaginazione può nascere l’immaginazione strategica, ovvero la capacità di immaginare un percorso di cambiamento per se stessi.

3) si basa sulla creazione di metafore tridimensionali che aiutano a parlare di sé attraverso un artefatto: raccontando il modello che ho realizzato sto parlando di me, ma lo faccio descrivendo qualcosa che non sono io, che è esterno a me. In questo modo si riduce la paura di esser giudicati a vantaggio di una maggior apertura e sincerità.

4) si basa sul principio di ‘pensare con le mani’ liberando e sfruttando la connessione neurale mano-cervello.

‘Pensare con le mani’ significa introdurre nel processo di analisi e esplorazione dei contenuti la manipolazione e la costruzione di artefatti quale fattore facilitante il processo stesso. Se vi dovesse essere un blocco per cui i pensieri sono confusi o le idee non vengono, la strada da seguire è quella di ‘continuare a far muovere le mani’ senza smettere di manipolare, costruire, smontare e rimontare senza preoccuparsi dei ragionamenti.

5) rompe con gli schemi del colloquio tradizionale e con il rischio conseguente che l’orientato attui quei comportamenti che immagina ci si aspetti da lui. Se invece si trova davanti un tavolo pieno di mattoncini colorati l’opzione che ha davanti è quella di darsi personalmente da fare innescando davvero il cambiamento.

6) non prevede protocolli rigidi e formati prestabiliti: all’orientatore/facilitatore è lasciato ampio margine di scelta, per progettare la sessione di lavoro sulla base delle specifiche esigenze del cliente.

7) ha una certa progressività, nel senso che si parte da modelli semplici in modo che l’orientato possa prendere dimestichezza con i materiali e il metodo.

8) non è un metodo giudicante: non ci sono risposte giuste o sbagliate o modelli migliori di altri.

L’uso dei materiali LEGO® si presta sia in colloqui individuali che attività di gruppo (piccoli gruppi di 6-7 partecipanti per orientatore/facilitatore). È adatto a sessioni singole lunghe ma anche ad un percorso con un più o meno lungo sviluppo temporale, in cui la persona in orientamento può ogni volta continuare a costruire a partire da quanto realizzato nell’incontro precedente.

Risulta, da esperienze fatte, che il metodo non perda efficacia e sia applicabile anche in modalità on-line. Ovviamente l’orientato deve avere a disposizione presso di sé una adeguata quantità e varietà di materiali da costruzione.