Orientamento empowerment oriented
10/03/23 12:28 Archiviato in: Orientamento
Orientamento 'empowerment oriented'
Queste note nascono dall’esperienza maturata nel corso degli orientamenti rivolti alle partecipanti e ai partecipanti di corsi di formazione finanziati dal Fondo Sociale Europeo e finalizzati allo sviluppo del capitale umano delle persone che trovano più difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Tutti gli sforzi, perciò, sono focalizzati a rendere ‘occupabile’ una persona che si affida al corso per innovare o cambiare la propria vita.
La prova del nove che si sia riusciti a rendere la persona occupabile si ha durante il colloquio di lavoro. L’obiettivo è raggiunto se la persona riesce da una parte ad affermare la propria competenza di ruolo grazie alle conoscenze tecniche apprese durante il corso e dall’altra a dimostrare di essere di valore e affidabile per il suo futuro datore di lavoro. Per far questo è necessario che affronti il colloquio con la giusta autostima, con quel senso di auto efficacia che la renda sicura e, possibilmente, abbia più colloqui al fine poi di essere libera di scegliere. In altre parole, se ha sviluppato durante il percorso il proprio self-empowerment ovvero il sentimento di essere protagonisti della gestione della propria vita.
I destinatari di questo tipo di orientamento possono essere veramente molto diversi tra loro per esperienze ed esigenze. Per questo la consulenza individuale è certamente la dimensione migliore: non ci sono mai percorsi uguali tra loro esattamente come sempre diverse tra loro sono le persone.
Spesso è difficile per le persone avere la consapevolezza delle proprie potenzialità e delle molte competenze e attitudini che hanno a disposizione. Questa scarsa consapevolezza genera sfiducia nei propri mezzi, soprattutto dopo periodi più o meno lunghi di disoccupazione o sotto occupazione, con conseguente sottostima di se stessi e autolimitazione degli obiettivi. Quante volte mi son sentito dire: “Cose vuole, ormai mi accontento di un lavoro qualunque!”. Un accompagnamento competente in questo senso è quindi utile a guidare la persona in un percorso di scoperta e messa a fuoco del proprio ‘potere’ che consenta di fare chiarezza nell’insieme confuso di esperienze, esigenze, timori e possibilità. Per questo utilizzo un orientamento che potremmo definire empowerment oriented.
Il principio alla base dell’orientamento empowerment oriented è la centralità della persona con le sue peculiarità: è lei l’unica responsabile della scelta, io mi sforzo di favorire un’azione di orien-tamento auto diretta dall’orientato stesso accompagnando e stimolando il suo processo di self-empowerment secondo la definizione data dal prof. Massimo Bruscaglioni:
“Il termine ‘Self-Empowerment’ indica un fattore psicologico traducibile nel sentimento di protagonismo nella gestione della propria vita. Il termine ‘Self’ precedente si riferisce al fatto che questo fattore è almeno in parte indipendente dall'ambiente circostante la Persona.”
La Persona non è mai oggetto di un’azione orientativa, ma protagonista coraggiosa del proprio progetto di vita. L’orientamento, pertanto, aiuta la persona a diventare soggetto competente nella pianificazione e nella gestione dei propri percorsi formativi e professionali e a sviluppare il proprio empowerment per affrontare con successo le diverse transizioni e interazioni che incontrerà lungo il percorso.
Un primo compito per l’orientaore empowerizzante in questi contesti è quello di sostenere la frequenza e la partecipazione attiva della persona durante tutta la durata del progetto al fine di concludere con successo il processo di formazione. Il raggiungere tale traguardo è già una prima sperimentazione del cambiamento possibile, l’esperienza positiva di una vittoria e l’apertura reale di una nuova possibilità.
Esperienze di orientamento
Una persona di origine curda iscritta ad un corso di informatica sull’uso del pacchetto Office in ambito d’ufficio si rese conto che lo sbocco professionale previsto, che si era chiarito meglio durante lo svolgimento del corso, non la attirava e stava per mollare il corso stesso pur essendo brava e riuscendo molto bene. Non poteva andare così, non era giusto! Nel cercare nel suo passato cosa potesse attivare la sua energia desiderante, mi feci raccontare le sue esperienze che ricordava con particolare piacere. Quando mi parlò del suo lavoro di insegnate con i bambini del suo villaggio gli occhi le si illuminarono. Ci concentrammo su questo e iniziò a vedere la possibilità di terminare il corso, imparare molto bene l’uso di Office per poterlo poi insegnare ai ragazzi della sua comunità. Ed è proprio quello che è avvenuto e oggi fa l’insegnate di informatica in corsi organizzati dalle comunità di migranti.
Nel caso delle attività di orientamento, lavorare con e sull’empowerment personale significa aiutare la persona in orientamento a mobilitare nuove energie, entrando in contatto con la parte di sé che:
desidera (non solo ‘deve’) crescere, cambiare e creare;
guarda con speranza e fiducia alle proprie opportunità ed a quelle presenti nel contesto;
sa sviluppare il sentimento di potere personale, valorizzando le risorse, sia quelle note e già a disposizione, sia quelle nascoste e circoscritte a particolari ambiti, alimentando l’espressione piena del proprio potenziale;
sa superare i propri limiti storici, le proprie paure e il senso di inadeguatezza, imparando a riconoscere queste limitazioni e a comprenderle in modo da poterle superare;
riesce a dare spazio a nuove possibilità, nel senso di nuovi modi di pensare e pensarsi, prima ancora che di agire.
In altri termini, promuovere l’empowerment significa dare alla persona la percezione di controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte.
In tal senso l’orientamento va visto come ‘auto-orientamento’ ed è proprio qui che empowerment e orientamento si incontrano per poi procedere assieme. Il mio compito è quello di portare la persona a promuovere se stessa, con l’obiettivo finale di metterla in grado di auto-orientarsi, al fine di raggiungere la capacità di auto-potenziarsi (self-empowerment).
L’orientamento davvero ‘empowering oriented’ – scrive il professor Bruscaglioni nel libro Per una formazione vitalizzante, Franco Angeli, Milano 2005, p. 189:
è quello che per esempio vede in entrata un ragazzo che sente non possibile per sé né continuare gli studi né andare a lavorare ed in uscita lo stesso ragazzo che può scegliere tra immagine positiva e relativa progettualità sia come studente che prosegue gli studi e sia come persona che inizia a lavorare.
Nel contesto dei corsi di formazione per disoccupati, l’orientamento non ha quasi mai lo scopo di aiutare la persona a scegliere tra più opportunità attraenti, in quanto ci si trova davanti una persona che ha la percezione di non avere alcuna possibilità positiva. Conseguentemente, prosegue Bruscaglioni:
orientare significa aiutare la persona a costruire più possibilità positive all’interno di sé e quindi a potere poi scegliere.
In altre parole un orientamento che aiuta a scegliere perché, come prima cosa, ha aiutato la persona a darsi delle possibilità tra le quali scegliere.
Questo è possibile attraverso un metodo che si svolge in questi passi (non necessariamente in quest’ordine anche se spesso lo sono):
Quello cui sto molto attento per realizzare un orientamento realmente empowering oriented è di evitare alcune ‘trappole’ nelle quali l’orientatore può cadere. Ad esempio:
Esperienze di orientamento
Una persona, giovane, chiamiamola Helga in questo racconto, partecipava ad un corso legato all’informatica ed era anche piuttosto brava ma il suo pensiero fisso era legato alla sua situazione a casa. La sua è una famiglia di imprenditori agricoli in una delle valli dell’Alto Adige e tutte le attività di famiglia andranno, secondo tradizione, al fratello maggiore che già collaborava con il padre. Mentre me lo raccontava mi parlava anche della bellezza degli alberi da frutto e di come le piacesse camminare in mezzo a loro. Ma secondo Helga il padre non aveva occhi e orecchie se non per suo fratello e ormai lei vedeva come unica soluzione quella di vendere la propria quota e andarsene. Non dissi nulla su questa sua decisione né in positivo né in negativo ma verso la fine dell’incontro le chiesi se c’era tra le varie cose che stavano studiando qualcosa di interessante legato all’agricoltura. Mi disse che in effetti avevano visto come programmare le applicazioni per gli smartphone e le era venuta in mente una app legata al meteo e ai trattamenti. Le chiesi se se la sentiva di provare a implementarla per il prossimo incontro e poi di mostrarla al padre. Così fece. Ora dopo aver terminato il corso sta sviluppando assieme al padre, appassionato di informatica oltre che di agricoltura, delle applicazioni con i droni per il monitoraggio dei frutteti.
Esperienze di orientamento
Una persona, madre di due figli, partecipava ad un corso per housekeeper (governante) d’albergo. Alle difficoltà del corso si aggiunsero ad un certo punto quelle legate alle restrizioni del Covid e la signora, che chiameremo Maria, era sul punto di rinunciare, sopraffatta dal bisogno di risolvere le difficoltà del momento. Maria continuava a parlare del tempo che non aveva e delle mille cose da fare. Ad un certo punto chiesi: ok, immagina che per magia tu abbia a disposizione tutto il tempo che ti serve. Descrivimi cosa stai facendo in quel tempo. Maria ci pensò un po’ su e mi rispose: starei leggendo quel libro che ho iniziato e non riesco a finire. Mi attaccai al suo amore per la lettura e venne fuori il suo sogno profondo, quello di scrivere. Al termine dell’incontro le chiesi di scrivere per me e per le sue colleghe di corso un breve racconto basato proprio sul corso che stava facendo e di farmelo avere prima del prossimo incontro. Lo fece, ed è davvero brava, e nel farlo vide tutte le esperienze positive vissute in quei mesi, i rapporti instaurati, il suo valore e quanto lei fosse importante per le colleghe. Non lasciò il corso che anzi terminò con successo. E inviò un suo manoscritto da tempo fermo in un cassetto ad una casa editrice.
Un orientamento empowerment oriented necessità di una serie di colloqui ad una certa distanza tra loro. Normalmente io pianifico 4 incontri disposti lungo il percorso formativo.
Queste note nascono dall’esperienza maturata nel corso degli orientamenti rivolti alle partecipanti e ai partecipanti di corsi di formazione finanziati dal Fondo Sociale Europeo e finalizzati allo sviluppo del capitale umano delle persone che trovano più difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Tutti gli sforzi, perciò, sono focalizzati a rendere ‘occupabile’ una persona che si affida al corso per innovare o cambiare la propria vita.
La prova del nove che si sia riusciti a rendere la persona occupabile si ha durante il colloquio di lavoro. L’obiettivo è raggiunto se la persona riesce da una parte ad affermare la propria competenza di ruolo grazie alle conoscenze tecniche apprese durante il corso e dall’altra a dimostrare di essere di valore e affidabile per il suo futuro datore di lavoro. Per far questo è necessario che affronti il colloquio con la giusta autostima, con quel senso di auto efficacia che la renda sicura e, possibilmente, abbia più colloqui al fine poi di essere libera di scegliere. In altre parole, se ha sviluppato durante il percorso il proprio self-empowerment ovvero il sentimento di essere protagonisti della gestione della propria vita.
I destinatari di questo tipo di orientamento possono essere veramente molto diversi tra loro per esperienze ed esigenze. Per questo la consulenza individuale è certamente la dimensione migliore: non ci sono mai percorsi uguali tra loro esattamente come sempre diverse tra loro sono le persone.
Spesso è difficile per le persone avere la consapevolezza delle proprie potenzialità e delle molte competenze e attitudini che hanno a disposizione. Questa scarsa consapevolezza genera sfiducia nei propri mezzi, soprattutto dopo periodi più o meno lunghi di disoccupazione o sotto occupazione, con conseguente sottostima di se stessi e autolimitazione degli obiettivi. Quante volte mi son sentito dire: “Cose vuole, ormai mi accontento di un lavoro qualunque!”. Un accompagnamento competente in questo senso è quindi utile a guidare la persona in un percorso di scoperta e messa a fuoco del proprio ‘potere’ che consenta di fare chiarezza nell’insieme confuso di esperienze, esigenze, timori e possibilità. Per questo utilizzo un orientamento che potremmo definire empowerment oriented.
Il principio alla base dell’orientamento empowerment oriented è la centralità della persona con le sue peculiarità: è lei l’unica responsabile della scelta, io mi sforzo di favorire un’azione di orien-tamento auto diretta dall’orientato stesso accompagnando e stimolando il suo processo di self-empowerment secondo la definizione data dal prof. Massimo Bruscaglioni:
“Il termine ‘Self-Empowerment’ indica un fattore psicologico traducibile nel sentimento di protagonismo nella gestione della propria vita. Il termine ‘Self’ precedente si riferisce al fatto che questo fattore è almeno in parte indipendente dall'ambiente circostante la Persona.”
La Persona non è mai oggetto di un’azione orientativa, ma protagonista coraggiosa del proprio progetto di vita. L’orientamento, pertanto, aiuta la persona a diventare soggetto competente nella pianificazione e nella gestione dei propri percorsi formativi e professionali e a sviluppare il proprio empowerment per affrontare con successo le diverse transizioni e interazioni che incontrerà lungo il percorso.
Un primo compito per l’orientaore empowerizzante in questi contesti è quello di sostenere la frequenza e la partecipazione attiva della persona durante tutta la durata del progetto al fine di concludere con successo il processo di formazione. Il raggiungere tale traguardo è già una prima sperimentazione del cambiamento possibile, l’esperienza positiva di una vittoria e l’apertura reale di una nuova possibilità.
Esperienze di orientamento
Una persona di origine curda iscritta ad un corso di informatica sull’uso del pacchetto Office in ambito d’ufficio si rese conto che lo sbocco professionale previsto, che si era chiarito meglio durante lo svolgimento del corso, non la attirava e stava per mollare il corso stesso pur essendo brava e riuscendo molto bene. Non poteva andare così, non era giusto! Nel cercare nel suo passato cosa potesse attivare la sua energia desiderante, mi feci raccontare le sue esperienze che ricordava con particolare piacere. Quando mi parlò del suo lavoro di insegnate con i bambini del suo villaggio gli occhi le si illuminarono. Ci concentrammo su questo e iniziò a vedere la possibilità di terminare il corso, imparare molto bene l’uso di Office per poterlo poi insegnare ai ragazzi della sua comunità. Ed è proprio quello che è avvenuto e oggi fa l’insegnate di informatica in corsi organizzati dalle comunità di migranti.
Nel caso delle attività di orientamento, lavorare con e sull’empowerment personale significa aiutare la persona in orientamento a mobilitare nuove energie, entrando in contatto con la parte di sé che:
desidera (non solo ‘deve’) crescere, cambiare e creare;
guarda con speranza e fiducia alle proprie opportunità ed a quelle presenti nel contesto;
sa sviluppare il sentimento di potere personale, valorizzando le risorse, sia quelle note e già a disposizione, sia quelle nascoste e circoscritte a particolari ambiti, alimentando l’espressione piena del proprio potenziale;
sa superare i propri limiti storici, le proprie paure e il senso di inadeguatezza, imparando a riconoscere queste limitazioni e a comprenderle in modo da poterle superare;
riesce a dare spazio a nuove possibilità, nel senso di nuovi modi di pensare e pensarsi, prima ancora che di agire.
In altri termini, promuovere l’empowerment significa dare alla persona la percezione di controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte.
In tal senso l’orientamento va visto come ‘auto-orientamento’ ed è proprio qui che empowerment e orientamento si incontrano per poi procedere assieme. Il mio compito è quello di portare la persona a promuovere se stessa, con l’obiettivo finale di metterla in grado di auto-orientarsi, al fine di raggiungere la capacità di auto-potenziarsi (self-empowerment).
L’orientamento davvero ‘empowering oriented’ – scrive il professor Bruscaglioni nel libro Per una formazione vitalizzante, Franco Angeli, Milano 2005, p. 189:
è quello che per esempio vede in entrata un ragazzo che sente non possibile per sé né continuare gli studi né andare a lavorare ed in uscita lo stesso ragazzo che può scegliere tra immagine positiva e relativa progettualità sia come studente che prosegue gli studi e sia come persona che inizia a lavorare.
Nel contesto dei corsi di formazione per disoccupati, l’orientamento non ha quasi mai lo scopo di aiutare la persona a scegliere tra più opportunità attraenti, in quanto ci si trova davanti una persona che ha la percezione di non avere alcuna possibilità positiva. Conseguentemente, prosegue Bruscaglioni:
orientare significa aiutare la persona a costruire più possibilità positive all’interno di sé e quindi a potere poi scegliere.
In altre parole un orientamento che aiuta a scegliere perché, come prima cosa, ha aiutato la persona a darsi delle possibilità tra le quali scegliere.
Questo è possibile attraverso un metodo che si svolge in questi passi (non necessariamente in quest’ordine anche se spesso lo sono):
- Possibilitazione, cioè apertura di nuove possibilità
- Mobilitazione dell’energia desiderante
- Depotenziamento dei problemi storici soggettivi
- Speriment-azione reversibile di nuovi percorsi
- Costruzione di una nuova pensabilità positiva di sé
- Gestione generativa delle contraddizioni.
Quello cui sto molto attento per realizzare un orientamento realmente empowering oriented è di evitare alcune ‘trappole’ nelle quali l’orientatore può cadere. Ad esempio:
- per paura che il cambiamento possa essere destabilizzante per la persona, suggerire soluzioni che puntino al mantenimento della stabilità. Oppure, al contrario, spingere verso un cambiamento drastico immotivato. Come detto quello che si vuole generare è un cambiamento positivo che va sperimentato attraverso ‘sperimentazioni reversibili’ senza spingere la persona oltre il punto di ‘non ritorno’.
- concentrarsi su un obiettivo specifico, evitando distrazioni e dispersioni è buona prassi per raggiungere il proprio scopo una volta che esso sia stato ben individuato. Ma l’obiettivo dell’orientamento empowering oriented è come prima cosa quello di far sì che la persona percepisca che ha diverse possibilità davanti a sé. Sarebbe perciò controproducente in quest’ottica un orientamento finalizzato a individuare una unica possibilità maggiormente preferibile o unica possibile.
Esperienze di orientamento
Una persona, giovane, chiamiamola Helga in questo racconto, partecipava ad un corso legato all’informatica ed era anche piuttosto brava ma il suo pensiero fisso era legato alla sua situazione a casa. La sua è una famiglia di imprenditori agricoli in una delle valli dell’Alto Adige e tutte le attività di famiglia andranno, secondo tradizione, al fratello maggiore che già collaborava con il padre. Mentre me lo raccontava mi parlava anche della bellezza degli alberi da frutto e di come le piacesse camminare in mezzo a loro. Ma secondo Helga il padre non aveva occhi e orecchie se non per suo fratello e ormai lei vedeva come unica soluzione quella di vendere la propria quota e andarsene. Non dissi nulla su questa sua decisione né in positivo né in negativo ma verso la fine dell’incontro le chiesi se c’era tra le varie cose che stavano studiando qualcosa di interessante legato all’agricoltura. Mi disse che in effetti avevano visto come programmare le applicazioni per gli smartphone e le era venuta in mente una app legata al meteo e ai trattamenti. Le chiesi se se la sentiva di provare a implementarla per il prossimo incontro e poi di mostrarla al padre. Così fece. Ora dopo aver terminato il corso sta sviluppando assieme al padre, appassionato di informatica oltre che di agricoltura, delle applicazioni con i droni per il monitoraggio dei frutteti.
- sebbene il bisogno sia una forte spinta all’azione, è il desiderio, ovvero l’energia desiderante, che spinge al cambiamento positivo. Un orientamento concentrato sulle necessità e i bisogni non riesce ad essere empowerizzante, per questo uso proprio i bisogni come leva per far emergere la parte desiderante.
- spesso all’inizio di una sessione di orientamento si viene ‘travolti’ dai problemi storici soggettivi della persona che li usa per spiegare (e giustificare) la propria situazione. Viene perciò forte la tentazione di concentrarsi sull’origine di tali problemi nel tentativo di eliminarli. Ma come detto, nel colloquio di orientamento empowering oriented mi concentro invece sulle possibilità. Non mi illudo né illudo la persona in orientamento che tali problemi si possano affrontare e risolvere una volta per tutte nel breve volgere delle sessioni di orientamento – né tantomeno assumo un atteggiamento consolatorio, empatico sì, aperto all’ascolto certamente, ma non consolatorio. L’obiettivo è quello di depotenziare tali problemi storici, bypassarli, concentrandosi sul recupero di esperienze positive da utilizzare come spinta per la speriment-azione di nuove possibilità.
Esperienze di orientamento
Una persona, madre di due figli, partecipava ad un corso per housekeeper (governante) d’albergo. Alle difficoltà del corso si aggiunsero ad un certo punto quelle legate alle restrizioni del Covid e la signora, che chiameremo Maria, era sul punto di rinunciare, sopraffatta dal bisogno di risolvere le difficoltà del momento. Maria continuava a parlare del tempo che non aveva e delle mille cose da fare. Ad un certo punto chiesi: ok, immagina che per magia tu abbia a disposizione tutto il tempo che ti serve. Descrivimi cosa stai facendo in quel tempo. Maria ci pensò un po’ su e mi rispose: starei leggendo quel libro che ho iniziato e non riesco a finire. Mi attaccai al suo amore per la lettura e venne fuori il suo sogno profondo, quello di scrivere. Al termine dell’incontro le chiesi di scrivere per me e per le sue colleghe di corso un breve racconto basato proprio sul corso che stava facendo e di farmelo avere prima del prossimo incontro. Lo fece, ed è davvero brava, e nel farlo vide tutte le esperienze positive vissute in quei mesi, i rapporti instaurati, il suo valore e quanto lei fosse importante per le colleghe. Non lasciò il corso che anzi terminò con successo. E inviò un suo manoscritto da tempo fermo in un cassetto ad una casa editrice.
- sicuramente una sessione di orientamento è un colloquio, ma non per questo rimane sul piano della comprensione senza passare a quello dell’azione! Anzi, il mio obiettivo è quello di riuscire ad individuare nel corso del colloquio almeno una sperimentazione simbolica da assegnare come ‘compito per casa’ e che serva da innesco del processo di cambiamento positivo. Come già accennato la prima sperimentazione di cambiamento è portare a termine il corso stesso
Un orientamento empowerment oriented necessità di una serie di colloqui ad una certa distanza tra loro. Normalmente io pianifico 4 incontri disposti lungo il percorso formativo.